martedì 31 ottobre 2023

La potenza di un piano B

Una critica che ogni tanto viene mossa al sottoscritto, conseguentemente alle mie prese di posizioni, da un po' di anni a questa parte, è figlia della mia insistenza nel parlare d'investimento ed economia, argomenti che, a detta di più persone, avrebbero poco a che fare con cultura e libri in genere.

"Parli di come investire meglio il proprio denaro, spesso guadagnato svolgendo lavori che non si amano, non sarebbe più facile svolgere un lavoro che appassiona?"

La risposta, a tale domanda, è no! Facile a dirsi, ma quasi impossibile nella realizzazione.

Sono circa 25 anni, forse anche più, che in Italia troneggia una famosa telenovela che ha tenuto attaccate alla TV le casalinghe di tutte le generazioni.

Il copione è più o meno lo stesso delle altre fiction, fondato su trame ed intrighi riguardanti una ristretta nicchia di persone, quelle ricche, fighe e cool, quelle "vincenti" per decisione del destino.

Da quella trasmissione ho capito, sia da quei rarissimi momenti in cui mi ci sono imbattuto nel corso della vita, ma, soprattutto, dalla lettura della cortissima trama, degna di un bigino (non volevo perderci troppo tempo 😀), trovata in meno di mezzo secondo su Google, che i protagonisti sono un gruppo di imprenditori di successo nel mondo della moda.

Nessuno spazio per i rider, che lavorano al servizio di una nota azienda di fast food, a quelli ci pensa il sottoscritto con il suo modesto  Contrabbandati.

Ma se imprenditori di moda e rider, nelle loro rispettive categorie, diversamente fortunate, rappresentano due ristrettissime minoranze, la media è composta da tutti gli altri:

Impiegati stressati dal traffico, imposto dal canonico orario 9/18, da ricoprire nei giorni feriali.

Operai che si ammazzano di lavoro, spesso su turni, presso le catene di montaggio.

Corrieri che lavorano per grandi multinazionali, guidando a ritmo forsennato e mettendo a repentaglio costantemente la loro incolumità, per mantenere il ritmo a loro richiesto.

Commessi di negozi, supermercati e centri commerciali in genere che, con l'esperienza, acquisiscono le competenze ( che non saranno mai pagate) di uno psicologo, in quanto costretti a fronteggiare le sempre più frequenti paturnie di clienti, talvolta stupidi, a cui andrebbe eretto un monumento all'idiozia.

E' la categoria a cui riservo una corsia preferenziale, anche perché ne faccio parte, ovvero quella delle persone comuni.

Lo so, è bello sognare ed è preferibile la realizzazione del piano A, il migliore!

Sarebbe quella che, il mio amico Dario, autore di "Diario di un perdente di successo", ama definire "la concretizzazione di un sogno".

Ma la realtà dei fatti dice che, nella maggioranza dei casi, il piano A non si realizza, quindi, piuttosto che masticare amaro e rassegnarsi all'accettazione di un fallimento, potrebbe essere utile provare a concentrarsi sulla realizzazione di un piano B.

Quel piano che, per realizzarlo, non è richiesto il tanto celebrato "talento" che caratterizza i vip tutto genio e sregolatezza, ma una molto più umile semplicità, tanta pazienza ed ancor più disciplina, caratteristiche che rendono amico il tempo, colui che, secondo dopo secondo, scorre e passa, senza tornar più indietro.

Ed è qui che potrebbero tornare utili i miei scritti, a cui è richiesto sicuramente un grosso prezzo da pagare, il prezzo che amo definire della libertà!  

Per ulteriori delucidazioni, se lo vuoi, leggi il post precedente.



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