Ciao a tutti.
Rieccomi tra voi, con la quarta puntata di "Esploriamo Bitcoin"
L'arrivo degli Etf spot su Bitcoin, ha cambiato l'approccio della finanza istituzionale su di esso.
E, a tal proposito :
È Bitcoin che si è piegato ai grandi fondi istituzionali, o i grandi fondi istituzionali si sono piegati a Bitcoin?
Questa domanda sorge spontanea. Ognuno si tenga le sue opinioni, in seguito proverò comunque a dare una risposta, ma una cosa è certa, la crescita di Bitcoin sarebbe continuata ugualmente, vista la sua natura decentralizzata che evita l'implicazione di qualsiasi ente istituzionale.
L'ingresso di Bitcoin, all'interno della finanza istituzionale, credo non sia da considerare una sconfitta per Bitcoin, ma nemmeno per le istituzioni, piuttosto lo considererei un vantaggio per tutti.
Vediamo, quindi, gli argomenti trattati in questa puntata, chiamata "L'arrivo dei fondi istituzionali" .
Come vengono attualmente conservati i Bitcoin
Attualmente sono tre le modalità in cui le persone, fisiche o giuridiche, conservano i loro Bitcoin
-in self custody
- in wallet custodial, tramite Exchange
- tramite investimenti in prodotti come Etp ed Etf, grazie ai servizi delle tradizionali Istituzioni finanziarie
Quale sia la migliore, non spetta a me dirlo, ogni caso è a sé e, da questo momento, si può veramente affermare che Bitcoin fa per tutti
Ogni forma di detenzione, ha i suoi lati pro ma, di contro, anche un prezzo da pagare, quello che io amo chiamare Il prezzo della libertà e , a tal proposito, ti informo che ho scritto due libri in materia, il primo uscito nel 2021, ma sempre attuale, ed il secondo (scritto a quattro mani) uscito nel 2023.
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La custodia in self custody è estremamente diversa rispetto a quella fatta presso enti terzi.
Deve essere ben chiaro che, quando si parla di Bitcoin, si parla di una nuova tecnologia che va a scombussolare il paradigma esistente e che nasce dal basso.
Bitcoin è stato ideato da un gruppo di programmatori e di attivisti, identificati col nome di Cypherpunk, che hanno ideato dei software concreti e pragmatici, con l'idea di abbandonare la fiducia delle istituzioni, con l'idea di creare un asset che bypassasse qualsiasi intermediario.
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Affidare i propri asset ad un istituto è totalmente diverso che detenerli in proprio.
Sicuramente la detenzione tramite istituto è più semplice, alla portata di tutti, le gestioni richieste all'investitore sono minime, in quanto potrebbe anche permettersi lo smarrimento di username e password, tornandone in possesso tramite richiesta al gestore, e perfino di far finire le proprie credenziali in mano altrui, in quanto, prima di far entrare il cliente nell'area riservata, vien sempre richiesto loro di confermare l'accesso, via mail o tramite codice otp inviato al cellulare.
Va da sé che, essendo le credenziali, gestite da enti terzi, questi ultimi hanno potenzialmente accesso ai fondi del cliente che, di conseguenza , non può considerarsi possessore unico dei fondi in questione.
Un eventuale vantaggio, dato da gestione presso terzi, potrebbe essere dato, da quel potenziale e vergognoso vantaggio fiscale che lo Stato italiano potrebbe garantire, qualora venisse approvato, a svantaggio dei possessori diretti, e che ho già spiegato in un precedente articolo, intitolato Discriminati.
È però importante far notare che, un accumulo di fondi centralizzato, è sicuramente di gran lunga superiore a quello di un piccolo risparmiatore che li detiene in modalità diretta e, proprio per questo, più appetitoso agli attacchi degli hacker, episodio purtroppo già verificatosi più volte.
La detenzione presso terzi implica, oltretutto, da parte del risparmiatore, che vi si affida, un obbligo di fiducia, e pertanto deve sperare anche nella trasparenza, nelle capacità, nell'etica e nelle moralità del gestore, che potrebbe appropriarsi dei suoi fondi o azzardare operazioni rischiose (anche in questo contesto, purtroppo i casi verificatisi sono diversi)
Si è in balia dei regolatori, che potrebbero aggiungere nuove regole, nuovi adempimenti e nuovi obblighi che tutti i gestori sono tenuti a seguire e, conseguentemente ad essi, potrebbero generare costi di gestione più alti da sopportare.
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È qui che entra in gioco la filosofia originaria di Bitcoin, quella che implica di slegarsi dagli enti fiduciari, per gestire le proprie risorse.
È inevitabile constatare che la gestione diretta abbia anche degli svantaggi, quel prezzo della libertà da pagare.
Tutto ciò implica un cambiamento nel paradigma mentale.
Colui che decide di mantenere in autonomia i propri Bitcoin, è solo contro tutti.
Tutto ciò richiede responsabilità, studio e fatica.
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Scritto questo, si desume che non esiste, in assoluto, una scelta giusta o sbagliata per tutti.
Ciò che, invece, dovrebbe essere giusta, è la consapevolezza delle proprie scelte, a ciò che si va incontro scegliendo l'autonomia o l'affidamento presso terzi e, grazie ad essa, poter formulare la scelta più giusta per le proprie esigenze.
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Riprendendo, invece, la domanda fatta ad inizio articolo:
La finanza tradizionale potrebbe cannibalizzare Bitcoin, o Bitcoin è troppo forte anche per la finanza tradizionale?
Che Bitcoin stia diventando una sorta di oro digitale, nel portafoglio dei risparmiatori tradizionali, è indubbio.
Bitcoin ha dimostrato, nonostante la sua alta volatilità, data dalla sua giovane età , grazie al suo trend crescente, di essere più adatto ai cassettisti che agli speculatori.
Sicuramente l'arrivo, tra le istituzioni finanziarie, di un colosso come Black Rock, è pesante, ma nonostante ciò, Bitcoin, grazie alla sua natura decentralizzata, non potrà mai essere cannibalizzato.
Insomma, Bitcoin è un progetto tecnologico che, attorno adesso, ha tutti i suoi attori, Blackrock potrà essere un attore più grande, ma non potrà mai cambiare il suo ecosistema.
In fin dei conti, che ci fosse stato , prima o poi, l'arrivo dei colossi, era inevitabile.
Scritto ciò, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo articolo.
Ciaoooo!!!
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