martedì 13 maggio 2025

Sostenibili a parole, insostenibili nei fatti

Sostenibilità:  Signore e signori! Vi presento la parola più abusata degli ultimi vent’anni!!!

Ovunque la si trovi, ovunque la si invochi. 

Nei consigli d’amministrazione, nei discorsi politici, nelle pubblicità delle multinazionali. 

Sembra essere diventata il lasciapassare etico per qualunque progetto, qualunque prodotto, qualunque decisione. Basta appiccicare un’etichetta verde e il gioco è fatto.


Eppure, qualcosa non mi torna.

Perché, mentre ci parlano di auto elettriche come salvatrici del pianeta, nessuno racconta l’impatto ambientale delle miniere di litio e cobalto, sfruttate spesso in condizioni disumane. 

Mentre ci esortano a fare la raccolta differenziata con lo zelo di un soldatino ecologico, interi container di rifiuti occidentali continuano a finire in Asia e in Africa, fuori dalla vista e dalla coscienza. 

Mentre si tassano le emissioni delle piccole imprese, le grandi industrie inquinanti continuano a godere di deroghe, incentivi, “compensazioni” spesso fittizie. 

E intanto, i fondi ESG — quelli “etici” — investono tranquillamente in colossi energetici che, di verde, hanno solo la brochure.


Il risultato? Un sistema che si muove all’insegna della contraddizione. 

Un ambientalismo da vetrina, più preoccupato di apparire che di essere. 

Una narrazione che parla di futuro sostenibile, ma che intanto continua a bruciare il presente. A chi giova questa ipocrisia? Di certo non al pianeta.


La verità è che le politiche ambientali, così come spesso vengono disegnate, non mirano a un cambiamento reale 

Ma a una gestione controllata del senso di colpa collettivo. 

Il cittadino viene educato a sentirsi responsabile per ogni bottiglia di plastica, ogni lavatrice fuori orario, ogni acquisto non bio. 

Ma il vero nodo, quello sistemico, resta intoccabile. Non si toccano gli interessi consolidati. Non si ristruttura davvero l'economia. Si lavora sull’effetto, non sulla causa.


E allora viene il dubbio: non è che anche in questo caso la sostenibilità sia solo una forma aggiornata di marketing?

Certo, il cambiamento parte anche dal basso. 

Ma non solo da lì! 

E senza coerenza dall’alto, senza un disegno strutturale e onesto, le scelte individuali restano gocce nel deserto. Servono politiche che non siano pensate per fare bella figura nei congressi internazionali, ma per reggere alla prova dei fatti, dei numeri, del tempo.


La sostenibilità vera richiede sacrifici, investimenti lungimiranti, e soprattutto verità

Richiede il coraggio di mettere in discussione modelli economici e produttivi che hanno prosperato sull’insostenibilità. 

Ma finché il verde sarà solo un colore utile per vendere di più, resteremo prigionieri di un’illusione ecologica ben confezionata. E il pianeta, nel frattempo, continuerà a pagare il conto.


E alla fine?

Sarà sempre tutta colpa di quello che va in giro con la macchina a diesel, o della sciura Maria che non ha cambiato la caldaia!




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