Oggi festeggiamo la Liberazione.
Ma a farlo siamo quasi tutte persone (Me compreso) che non hanno mai conosciuto la fame, la paura, o il pane duro della guerra.
Persone che danno la libertà per scontata.
Come ho già scritto in un mio libro, talvolta assomigliamo più a pecore che a uomini liberi.
Seguiamo il gregge, eternamente spaventati da un cane e da un bastone.
Una maggioranza silenziosa, anestetizzata, che tira a campare sperando che, prima o poi, qualcosa cambi.
Ma nulla cambia per caso. E se il cambiamento dovesse arrivare, potrebbe non essere in meglio.
Ogni volta che parlo (o che anche solo penso) alla possibilità di essere protagonisti della propria vita, sbaglio: non è una possibilità, è un dovere.
Per chi ha salute e mezzi, vivere consapevolmente è un atto dovuto verso sé stesso e verso colui e colei che gli hanno dato la vita.
Nessuna solidarietà per coloro che vivono di accidia e procrastinazione. Non scegliere è già una scelta. Non incidere sul proprio destino è già una colpa.
E ogni colpa, come tutto, ha un prezzo.
Un giorno arriverà qualcuno, e sarà ben lieto di farlo, che deciderà per loro.
E forse allora, troppo tardi, capiranno quanto vale la libertà.
E quanto costa perderla.
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