Ciao a tutti,
spero abbiate passato un Buon Natale.
Purtroppo è un po' che non scrivo perché impegni vari mi han tenuto ben lontano dal pc.
Diversi
sicuramente sono gli argomenti su cui si potrebbe parlare, in
particolar modo sulla delicatissima situazione del nostro Paese, ma su
una cosa, riguardante in qualche modo il sottoscritto, oggi mi vorrei
soffermare.
Un piccolissimo ed insignificante incidente
di percorso che però non mi è passato inosservato e mi ha fatto
meditare sul comportamento delle persone.
Tre giorni fa avevo approfittato di un po' di tempo libero e di un insieme
di circostanze favorevoli per fare un po' di pubblicità organica, ovvero
gratuita, giusto per dargli un po' di visibilità, ad uno dei miei due
libri pubblicati: Interista da morire.
Le circostanze favorevoli erano due:
il periodo di vacanza e quindi di relax da parte di molti lavoratori;
la recentissima vittoria dell'Inter nello scontro diretto contro il Napoli, tenutosi la sera di Santo Stefano.
Post
fatto sul mio profilo, sulle pagine gestite dal sottoscritto: Cristiano
Casalini scrittore ed Il biscione nerazzurro, in un gruppo di lettura e ,
soprattutto, in qualche gruppo interista.
Il post è
piaciuto con mia grande soddisfazione a molti tifosi social, ma in uno di questi gruppi, si è verificato un malinteso.
La pubblicità del libro intitolato "Interista da morire" sembra sia sembrata, tra quei ragazzi, inappropriata per via del tifoso (tra l'altro interista?) morto il giorno prima.
Non rispondo che ho diritto a pubblicizzare nonostante tutto perché a me è spiaciuto per il ragazzo, oltretutto padre di due bambini, non è nelle mie corde essere cinico;
non rispondo nemmeno che il ragazzo morto, forse nemmeno tifoso dell' Inter, ma poco cambia, era sceso da Varese per delinquere, in quanto coinvolto in tafferugli tra tifosi e tutto ciò non è mai concepibile, e non lo è a maggior ragione se si è padri di famiglia, trattasi però di una vita umana e perciò sento dispiacere.
Rispondo invece che l'interpretazione di quelle persone è stato un fraintendimento e che la mancanza di buon gusto non esiste, dire "Interista da morire" è come dire "Ti amo da morire" o "Mi piaci da morire", in questo caso il "da morire" equivale alla parola "Infinito", nulla farebbe ricondurre alla tragica morte dello sventurato, credo sia ovvio e non ci sia bisogno di essere Manzoni o Leopardi per capirlo.
Ma non è tanto il fraintendimento il problema, quanto quello che è seguito a catena dopo la prima reazione di uno di loro.
Il livore, la rabbia, le parole, le bestemmie e gli insulti scritti (tra l'altro molto ingenui, in quanto perseguibili penalmente se solo avessi voluto farlo).
Personalmente ho preferito eliminare immediatamente il post, dichiararmi dispiaciuto (senza scusarmi ovviamente) per l'accaduto e che mai più avrei disturbato loro con la mia sgradita presenza.
Livore dietro alla tastiera, ove tutti diventano Leoni, o meglio ancora leoni ( il minuscolo è più appropriato) nella tranquillità del loro quasi anonimato e talvolta anonimato (quando si espongono con nomignoli e senza foto) e protetti dalla barriera del pc (che sicura non lo è, ma psicologicamente fa sentire inattaccabili).
Mi viene in mente un vecchio post "Il cliente ha sempre ragione?" dove sottolineo il comportamento di tante persone quando, trovatisi nel ruolo di "cliente", pensano di poter aver licenza di fare e dire tutto e calpestare il lavoratore davanti a loro.
Quello che mi chiedo è PERCHE'?
Che senso ha sfogare la propria rabbia repressa, perchè di questo trattasi, in questo modo?
Forse perché sanno nel loro inconscio di essere dei CONTRABBANDATI ma non lo vogliono ammettere ?
Questo mi chiedo ogni volta che vedo reazioni scomposte e sguaiate, contro ognuno di noi, nei social, questo mi chiedo quando vedo automobilisti che si insultano tra loro in fila.
Scritto questo,chiudo il discorso, vi auguro Buon Anno e vi ricordo che
CONTRABBANDATI è il titolo del mio primo romanzo e che lo potete acquistare direttamente in versione kindle a questo link:
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