Il Giappone continua a rappresentare un laboratorio avanzato di ciò che può accadere alle economie sviluppate.
Con una popolazione in costante declino e un’età media sempre più elevata, il Paese sta affrontando una trasformazione profonda, che mette in discussione la sostenibilità del proprio modello socio-economico.
Nonostante una tecnologia all’avanguardia e una produttività per lavoratore tra le più alte, il Paese fatica a crescere.
I tassi d'interesse ultra-bassi, che avrebbero dovuto stimolare l'economia, si sono cronicizzati, mentre il debito pubblico ha superato il 260% del PIL.
La Banca del Giappone continua a comprare titoli di Stato in misura massiccia, sfumando sempre più la linea tra politica monetaria e fiscale.
Ma la sfida più radicale è quella demografica: la popolazione si contrae, l'immigrazione rimane limitata e la piramide sociale si rovescia.
Meno giovani, più pensionati. Meno consumi, più spese assistenziali.
Un’economia che invecchia insieme ai suoi cittadini.
La vera domanda che si pongono oggi gli osservatori è: il Giappone è un’eccezione o un’anticipazione?
L’Occidente, con dinamiche simili anche se ritardate, potrebbe presto trovarsi di fronte agli stessi nodi irrisolti.
In un mondo che insegue crescita perpetua, il Giappone mostra cosa accade quando la crescita si ferma ma le pretese rimangono.
Ed è lì, in quel silenzio ordinato e inquieto, che si gioca il futuro di un intero modello di sviluppo.
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