George Orwell l’aveva previsto nella sua opera più celebre.
La manipolazione del pensiero, il controllo delle menti, l’omologazione forzata del desiderio e della realtà.
Ma non fu solo finzione letteraria.
Anche Trujillo, descritto magistralmente da Mario Vargas Llosa ne La festa del caprone, esercitava un dominio totale sul popolo dominicano, non solo nelle azioni ma perfino nei pensieri.
La sua dittatura non si limitava a leggi e repressioni: pretendeva consenso interiore, devozione assoluta, verità riscritte e interiorizzate.
Come se il controllo non fosse completo finché qualcuno osava ancora pensare in modo autonomo.
Oggi non serve più la repressione fisica.
Oggi si reprime col desiderio.
Ti convincono che valga più apparire che essere, più consumare che costruire.
E se non te lo puoi puoi permettere? Nessun problema: c’è il pagamento a rate.
Dio è morto, sì, ma nelle auto prese a rate, nei cellulari di ultima generazione comprati con sacrifici assurdi, per non sembrare fuori moda.
Il benessere è diventato una messa in scena.
E, nella corsa all’ostentazione, anche chi è povero può sembrare ricco. Basta una carta di credito.
Ci siamo arrivati, ma con un tocco glamour: oggi il Grande Fratello ti lascia scegliere il colore dell’iPhone mentre ti convince che, se sei povero, è colpa tua.
E tu ci credi. Basta che nessuno si accorga che sei povero, almeno finché non ti staccano la luce.
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