Viviamo in un’epoca in cui tutto è esposto, immediato, superficiale.
E in questa corsa alla sintesi abbiamo imparato a giudicare prima ancora di capire.
Bastano due righe, una foto, un gesto.
Il contesto? Superfluo. L’intenzione? Irrilevante.
Il giudizio è diventato una scorciatoia comoda, ma pericolosa.
Ci illude di avere il controllo, di saper distinguere subito il “giusto” dallo “sbagliato”.
Ma nella maggior parte dei casi è solo un riflesso automatico, un atto di pigrizia mentale.
Forse sarebbe più utile rallentare.
Chiederci cosa ci manca per capire davvero.
Accettare che la verità, a volte, è più scomoda della nostra opinione.
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