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IL PREZZO DELLA LIBERTÀ

mercoledì 21 maggio 2025

La caricatura dell’adulto moderno

Una cosa sia ben chiara: sono sempre stato — e lo sarò sempre — dalla parte della libertà di espressione. 

Ognuno è libero di vestirsi come vuole, tatuarsi, seguire mode, finché non danneggia gli altri. 

Ma questo non significa che ogni scelta sia intelligente, coerente, o degna di rispetto.


Ecco allora una categoria che fatico a non definire tragicomica.

Trattasi degli over 50, travestiti da ventenni, con tatuaggi di tendenza, vestiti di marca, look studiati per sembrare “fighi”, “giovani dentro”, “ribelli”. 

In realtà sembrano solo copie goffe di un’immagine preconfezionata.

Non è stile, è disperazione. Non è personalità, ma ne è, al contrario, completa mancanza, è vuoto da riempire.


Mi diranno che giudico, che sono bigotto, che la moda è espressione dell’anima. 

Bene: ma se l’unica anima che riesci a mostrare, è quella suggerita da uno stilista di tendenza, o da un influencer, forse non sei libero, forse non sei creativo, forse non sei eccentrico, forse non sei carismatico: forse sei schiavo!

E, perdonami, anche   ridicolo (senza forse).

Certo, arriveranno le solite frasi fatte: “Hitler non aveva tatuaggi, e guarda i disastri che ha fatto”,  “chi sei tu per giudicare?”, “è solo un modo per esprimersi”. 

Tutto già sentito. 


Ma il punto è un altro.

Se a cinquant’anni (e oltre) insegui i simboli dell’adolescenza, forse adulto non sei mai riuscito a diventarlo.

Il rischio di offendere è alto, ne sono consapevole. 

Ma sai qual è il vero problema? 

Che oggi, è quando non ti adegui e non fai il  trasgressivo che sei libero. 

E questo dà fastidio.


La crisi di valori (e di modelli)

Un tempo si ambiva a essere come un grande scrittore.

O un calciatore, un grande atleta, un medico luminare, un insegnante, un artista, o anche (perché no?)un artigiano. 

Oggi invece, in troppi, vogliono essere  un influencer. 

Ma non nel senso di "influenzare", bensì nel senso di imitare chi è diventato celebre per nulla.

Adolescenti, fragili per definizione, in cerca d’identità e approvazione, copiano gesti, abiti, espressioni. 

Comprano gli stessi oggetti, come se in quegli stessi ci fosse un frammento di vita vera. 

E fin qui, purtroppo, ci siamo già abituati.


Ma il dramma è ben altro.

Ovvero quando anche chi dovrebbe essere maturo, con un lavoro, una famiglia, una storia sulle spalle, scimmiotta le stesse pose, vive per le storie su Instagram, si muove solo per apparire, vestito con ciò che “va di moda” secondo uno schermo.


La crisi di valori non riguarda solo i giovani

Anzi. I giovani possono ancora salvarsi. 

Possono ancora trovare la loro strada. 

I più grandi, invece, non hanno alibi. Hanno solo lo specchio. 

E se lo guardassero bene, forse si renderebbero conto che sì, a un certo punto, è lecito chiamarli col loro nome: coglioni!



Bitcoin è di nuovo in cima, ma questa volta è diverso

Il silenzio prima della tempesta. E della FOMO dei pirla.

Bitcoin ha superato i 105.000 dollari, eppure l’aria è stranamente calma. 

Nessun assalto mediatico. Nessun barista che ne parla. 

Nessun "mio cuggino" che ti chiede “è il momento di entrare?”. 

Silenzio. Ed è proprio questo che fa rumore.


Perché chi conosce i cicli sa che i top veri arrivano così: senza trombe, senza cori. 

Non è la prima volta. Ma questa è forse la più clamorosa. 

Gli ETF spot incassano miliardi, i fondi entrano zitti, le mani forti accumulano. 


E il parco buoi? Dorme. Come sempre.

Questa non è più la giostra del 2017 o il carnevale del 2021. 

Non lo era nemmeno allora, ma adesso è ufficiale: "qui si fa sul serio".

Qui si sta costruendo. A fari spenti, nel silenzio. 


Bitcoin non è più solo scommessa: è asset. 

È riserva. È piano B. Talvolta anche piano A.

E mentre il prezzo corre, i media guardano altrove. Fino a quando?


Perché attenzione: la FOMO arriverà. 

È matematica. Arriveranno i titoloni, le richieste isteriche, i “stavolta non me lo perdo”. 

E come sempre entreranno tardi. Troppo tardi. Quando i giochi saranno fatti, e chi ha capito prima starà già vendendo a chi arriva col fiato corto.


Non perché sia giusto o sbagliato.

Ma perché è così che funziona il mercato

E chi se ne dimentica, puntualmente paga dazio.


martedì 20 maggio 2025

Bitcoin rasenta i massimi, ma quasi nessuno se ne accorge

Bitcoin è tornato lassù, dove l’aria è sottile. 

Il prezzo sfiora i 105.000 dollari, tecnicamente a un passo dai massimi storici in termini reali. 

Ma qualcosa stona: l’euforia non c’è. 

Nessun clamore mediatico, nessuna corsa al “FOMO”, nessuna fila virtuale di neofiti pronti a comprare all’ultimo momento. 


Un silenzio quasi inquietante. E forse proprio per questo carico di significato.

A differenza del 2021, quando ogni nuovo rialzo accendeva il circo mediatico, oggi regna l'indifferenza. 

I grandi giornali sono concentrati su altro, i feed social sono tiepidi, Google Trends resta sonnacchioso. 


Eppure, il prezzo è lì, altissimo. Cosa sta succedendo?

La risposta potrebbe essere semplice quanto contro intuitiva: questa non è più una fase speculativa, ma di accumulo razionale. 

Gli investitori retail sono ancora assenti, bruciati dai crolli precedenti. 

Gli istituzionali, invece, stanno continuando a comprare, silenziosamente, attraverso strumenti come gli ETF spot. 

Non cercano adrenalina, cercano esposizione. Discreta, graduale, stabile.


Questa assenza di rumore è un segnale. 

Significa che il mercato non è drogato di entusiasmo, ma sostenuto da una nuova consapevolezza. 

Bitcoin non è più solo un asset volatile e affascinante: sta diventando una riserva di valore, una “hard asset” digitale. 


E quando il prezzo sale in queste condizioni, la salita è più solida, meno esposta ai venti dell’irrazionalità.

Se davvero stiamo assistendo a un nuovo massimo storico, è uno dei più sottovalutati di sempre. 

Ma chi guarda oltre i titoli sensazionalistici, sa bene che spesso i veri trend partono proprio così: nel silenzio


L'oblio della memoria

Nell’epoca in cui tutto si salva in cloud, dimentichiamo di ricordare davvero. 

La memoria non è solo archiviazione, è identità, è radici.

Ci hanno detto che ricordare non serve, tanto c’è Google. 

Ma senza memoria, anche il presente perde senso.

Giappone, tra decrescita demografica e debito: la sfida di un modello stanco

Il Giappone continua a rappresentare un laboratorio avanzato di ciò che può accadere alle economie sviluppate. 

Con una popolazione in costante declino e un’età media sempre più elevata, il Paese sta affrontando una trasformazione profonda, che mette in discussione la sostenibilità del proprio modello socio-economico.

Nonostante una tecnologia all’avanguardia e una produttività per lavoratore tra le più alte, il Paese fatica a crescere. 

I tassi d'interesse ultra-bassi, che avrebbero dovuto stimolare l'economia, si sono cronicizzati, mentre il debito pubblico ha superato il 260% del PIL. 

La Banca del Giappone continua a comprare titoli di Stato in misura massiccia, sfumando sempre più la linea tra politica monetaria e fiscale.

Ma la sfida più radicale è quella demografica: la popolazione si contrae, l'immigrazione rimane limitata e la piramide sociale si rovescia. 

Meno giovani, più pensionati. Meno consumi, più spese assistenziali. 


Un’economia che invecchia insieme ai suoi cittadini.

La vera domanda che si pongono oggi gli osservatori è: il Giappone è un’eccezione o un’anticipazione? 

L’Occidente, con dinamiche simili anche se ritardate, potrebbe presto trovarsi di fronte agli stessi nodi irrisolti.

In un mondo che insegue crescita perpetua, il Giappone mostra cosa accade quando la crescita si ferma ma le pretese rimangono. 

Ed è lì, in quel silenzio ordinato e inquieto, che si gioca il futuro di un intero modello di sviluppo.


La rivoluzione della gentilezza (quella vera)”

In un mondo cinico e competitivo, la gentilezza è diventata sospetta. 

Ma praticarla davvero – con coerenza, senza secondi fini – è un atto controcorrente.

Non è debolezza: è forza che non ha bisogno di urlare.”