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IL PREZZO DELLA LIBERTÀ

domenica 11 maggio 2025

La luna è tramontata, ma tornerà a risplendere

Viviamo tempi strani, in cui chi resiste in silenzio non fa notizia. 

Non indossa etichette, non si dichiara, non va in piazza. Ma c'è. Ed è forse la forma di ribellione più pericolosa per ogni sistema: quella che non si vede.


Lo sapeva bene John Steinbeck, quando raccontò di un popolo occupato che non si piega. Non ci sono eroi, non ci sono proclami. 

Solo uomini e donne che, dietro una parvenza di obbedienza, conservano il seme della libertà. 

La loro forza sta proprio nel non collaborare davvero. Nello scegliere, ogni giorno, di non diventare complici. Di non prestare il proprio cuore a ciò che sentono ingiusto.

È una disobbedienza pacata, fatta di scelte piccole ma coerenti. Un rifiuto mormorato, ma incrollabile. E in questo silenzio, apparentemente rassegnato, nasce la vera forza.


Ancora oggi persone vivono così. 

Senza rumore, ma con fermezza. 

Rinunciando a ciò che li svilisce, scegliendo ciò che li rende padroni del proprio tempo e delle proprie cose. 

È una rivoluzione che non chiede il permesso. Non ha leader, non ha bandiere. 

Ma, come la luna, tornerà a risplendere.



Santiago non abita più qui

Ieri mattina ho pubblicato un articolo dal titolo "Il mondo al contrario", dove descrivo una realtà sempre più surreale 

Quella in cui, chi rispetta le regole è visto come un oppressore, e chi le infrange è coccolato da leggi e opinione pubblica.

Tra i temi toccati, uno in particolare merita ulteriore spazio: l’estrema tutela dell’inquilino moroso, spesso a discapito del proprietario, visto quasi come un nemico sociale.

Non voglio ripetere ora quanto già scritto – per chi fosse interessato, può leggerlo qui – ma da quella riflessione ne è nata un’altra, più ampia, più culturale.


Perché questa società, sempre più smarrita, sembra non avere più posto per Santiago, il vecchio pescatore del romanzo di Hemingway.

Santiago è l’uomo che non molla.

Un uomo che ha conosciuto la sconfitta, la fatica, la solitudine. Eppure ogni mattina riparte. Non chiede pietà, non accampa scuse.

Ha le mani piagate dalla corda, la barca logora, la sorte avversa. Eppure affronta il mare. Non perché sia pazzo, ma perché è ciò che si fa: si lotta. Sempre.


Oggi, invece, siamo circondati da chi rivendica diritti senza assumersi doveri. 

Da chi pretende solidarietà a costo zero. Da chi pensa che basti lamentarsi per avere ragione.

Santiago, invece, si guadagna tutto. Anche la sconfitta.

E proprio per questo, anche nella disfatta, è un vincente. Perché la dignità non si misura nel risultato, ma nel modo in cui combatti.


Ma ditemi: in un Paese che Oriana Fallaci descrisse così,  in un Paese dove si difende il furbo e si attacca chi pretende semplicemente giustizia, c’è ancora posto per uno come lui?

Temo di no.

Santiago è sotto sfratto.

Santiago non abita più qui.


L’innovazione non chiede il permesso. Arriva, e basta.

Questa frase di Massimo Russo "L'innovazione non chiede il permesso. Travolge chi è immobile e cambia il Mondo" è potente e merita uno spunto che le renda giustizia. 

Come un’onda che non puoi ignorare, travolge chi resta fermo sulle proprie convinzioni, chi difende lo status quo per paura del cambiamento. È successo con la stampa, con il motore a scoppio, con internet. E sta succedendo oggi con l’intelligenza artificiale, con Bitcoin, con la robotica.

La storia non fa sconti a chi ignora i segnali.

Non è necessario approvare l’innovazione per subirne gli effetti. Puoi ignorarla, ma non potrai evitarla.

In questo contesto, la libertà individuale non è solo un diritto: è una responsabilità. Perché innovare significa anche scegliere, ogni giorno, da che parte stare: quella di chi crea il futuro, o quella di chi ne viene o ne verrà travolto.



Dal trattore a Optimus: il progresso che spaventa prima di diventare necessario

C’è un passaggio toccante ne “Furore” di John Steinbeck

Quello in cui l’arrivo del trattore segna la rovina di intere famiglie di braccianti. 

Quelle macchine, impersonali, sterili, sostituiscono la fatica e la dignità del lavoro umano. All’epoca erano il nemico. Oggi, invece, il trattore è un simbolo di efficienza agricola, irrinunciabile per sfamare miliardi di persone.


Quello che, allora, sembrava una catastrofe, oggi è considerato progresso. Ma la storia, come sempre, si ripete.


Oggi si parla di Optimus, il robot umanoide sviluppato da Elon Musk e Tesla, che promette di rivoluzionare il lavoro manuale, la logistica, l’assistenza. Ancora una volta, il timore: sostituirà l’uomo? Raderà al suolo professioni, interi settori?


La verità è che ogni grande innovazione, all’inizio, fa paura.

Similitudini:

-Entrambi segnano un cambio epocale nel mondo del lavoro.

-Entrambi sono accusati di “rubare il lavoro”.

-Entrambi mostrano la freddezza della macchina che subentra all’umano.


Differenze:

-Il trattore sostituiva la forza fisica, Optimus minaccia anche il lavoro cognitivo e relazionale.

- Il trattore era una macchina specializzata; Optimus è general purpose.

-Il trattore ha richiesto adattamento e formazione, ma non ridefiniva l’identità dell’uomo. Optimus forse sì.


La domanda finale è sempre la stessa: saremo schiavi delle macchine, o sapremo usarle come strumenti al nostro servizio?

Il tempo, come per il trattore, darà risposte.


sabato 10 maggio 2025

Un nuovo Papa. E una prima impressione

È stato eletto un nuovo Papa.

Non lo conosco, come immagino la maggior parte delle persone.

Ma – da una visione che mi piace pensare obiettiva – leggendo il suo passato, ho avuto una buona impressione.


Non parliamo di un uomo da scrivania o da cerimoniale.

Parliamo di un uomo d’azione.

Uno che ha vissuto le missioni, che ci è stato davvero, tra la gente, nel fango, nel bisogno, nel silenzio, che si è sporcato le mani.

Non come certi buonisti che – come scritto nel precedente articolo (vuoi leggerlo?) – predicano bene e razzolano male.

Quelli che, con il portafoglio degli altri, sono empatici, ma con il proprio diventano improvvisamente, come per magia, pragmatici.


E lui come sarà?

Ovviamente non posso saperlo. Nessuno può.

Possiamo solo leggere il passato.

E da lì trarre qualche spunto.


Poi sarà il tempo a parlare. E i fatti a raccontare la verità.

Nel frattempo, non resta che augurargli buon lavoro.

E sperare che venga messo in condizione di fare.



Il mondo al contrario

Il mondo sembra andare al contrario. 

Al di là di ogni logica.

E l’Italia, in questo gioco grottesco, pare essere la specialista numero uno. Maglia rosa del Giro!

La gente, ho l’impressione, sia anestetizzata: che viva una realtà talmente distorta da accettarla.

Forse inizialmente con rassegnazione, ma oggi – in troppi casi – con convinzione.

Come se questo stato di cose fosse addirittura giusto.

Uno degli esempi più lampanti?

L’estrema tutela data all’inquilino moroso.

Attenzione: non parlo di chi è finito in difficoltà temporanea e cerca un accordo, ma di chi occupa una casa senza pagare e si sente persino nel giusto.

Il peggio?

È che chi fa notare questa follia viene spesso insultato.

Chi esige il rispetto delle regole è diventato il cattivo.

Qualcuno arriva a dargli del nazista.

Nel migliore dei casi, lo si accusa di non avere empatia.

Del resto, è facile essere empatici col portafoglio degli altri!

Chi difende l’inquilino moroso pretende rispetto per la propria opinione distorta!

Per chi non lo sapesse, legittima il non rispetto di un contratto.

Ma non ha alcun rispetto per chi, legittimamente, vuole che venga pagato l’affitto concordato.

E lo chiedo: dov’è l’obiettività?

Non stiamo parlando di idee, ma di fatti, di regole, di contratti firmati.

Di legalità.

Facciamo un esempio finanziario, per chi fosse un po' duro a capire!

È come se un investitore non vedesse pagate le cedole di un’obbligazione o il dividendo di una società – eventualità tra l'altro contemplata, qualora i conti peggiorassero – ma non fosse libero di vendere, perché altrimenti sarebbe… cattivo!

Vi pare normale?

So già cosa diranno i soliti buonisti:

“In finanza è diverso! Stai mischiando le pere con le mele!”

“Da un lato ci sono azioni, dall’altro persone!”

E invece no. Non è così diverso.

Soldi liquidi, soldi immobilizzati  o soldi investiti in azioni: sono tutti strumenti per far fruttare un capitale.

E chi compra una casa per affittarla è, a tutti gli effetti, un investitore.

Ha il sacrosanto diritto di trarne un profitto.

Non ha alcun dovere di immolarsi come il missionario della solidarietà.

Il buonista di turno, se proprio ci tiene, può sempre intervenire direttamente, pagare lui l’affitto a chi non ce la fa.

Oppure ospitarlo gratuitamente in casa sua, 

In quel caso avrebbe tutta la mia stima.

Ma tanto lo so già: non sarà così.

Perché ho vissuto abbastanza da perdere la gioventù, ma anche da accumulare l’esperienza necessaria per sapere che, chi predica meglio, è spesso colui a non aprire mai il portafoglio in atto caritatevole.

Nemmeno sotto tortura.

Questa non è solo la MIA verità.

È la verità!!!

Il problema è che pochi, troppo pochi, hanno il coraggio di ammetterlo.


La libertà è un dovere. E va pagata.

La libertà non è un lusso, né qualcosa di scontato. 

È un diritto, certo, ma un diritto che spesso costa. 

Non parlo di denaro, ma di sacrifici, di scelte difficili, di momenti in cui devi decidere se seguire la corrente o fare il tuo percorso, a prescindere dal prezzo. 

E il prezzo, quasi sempre, è alto.


Recentemente, riflettevo su quanto sembri essere normale accontentarsi di una vita che ci viene propinata. 

Cone se ci venisse  donata, quasi fosse una gentile concessione. 

Le persone si lasciano trasportare dalla routine, dalle comodità, e da un sistema che ci fa credere che il “normale” sia sufficiente. 

Ma cosa succede quando la normalità non è più sufficiente? 

Quando ci rendiamo conto che ciò che chiamiamo "libertà" in realtà è solo una gabbia dorata?

Guardiamo a quanto succede attorno a noi: i politici, i leader, i potenti, continuano a vivere nel lusso, nelle comodità.

Mentre il cittadino medio si trova costretto a fare i conti con stipendi che non crescono, con un futuro che sembra sempre più incerto. 

L’Italia, un paese che fu, un tempo, prospero.

Oggi fatica a risollevare la testa. 

Gli stipendi sono tra i più bassi d'Europa, e la gente se ne rende conto. Ma chi comanda? Chi detiene il potere? Spesso sono proprio quelli che se la passano meglio. 

La stessa classe politica che continua a fare promesse, ma che vive lontana dalla realtà quotidiana.

E così la libertà, quella vera, diventa un concetto per pochi. 

Ma non è così che dovrebbe essere. La libertà non è solo un diritto da dichiarare in Costituzione, è un dovere. E spesso, come ogni dovere, va pagata. Ma quando si è liberi, quando si è veramente liberi, la soddisfazione che ne deriva è immensamente più ricca di ogni lusso ostentato.

Io credo che la vera libertà passi da scelte difficili. 

Da momenti in cui rinunci a quello che la società ti impone, per costruire qualcosa che valga la pena. Ed è qui che entra Bitcoin. Non come una moneta, ma come simbolo di libertà. Di autodeterminazione. Di indipendenza.

Nel mio libro, Bitcoin, il prezzo della libertà e Bitcoin, il prezzo della libertà. Quarta epoca e Lightning Network, ho cercato di raccontare questo: il cammino di chi ha deciso di non farsi schiacciare dal sistema. 

Di chi ha scelto di non accettare la normalità che ci viene imposta. E sì, è un cammino che richiede impegno, consapevolezza, sacrificio. Ma alla fine, la libertà ha un prezzo, e quel prezzo è la cosa più preziosa che possiamo ottenere.


E allora, se anche tu sei stanco di vivere in un mondo che non ti appartiene, inizia a fare delle scelte difficili. Non aspettare che qualcun altro lo faccia per te. La libertà è il nostro dovere. E, se ci pensi bene, è l'unico lusso che vale davvero la pena pagare.