Siamo entrati ufficialmente nell'epoca dell'algoritmo
Tutto è calcolato, suggerito, personalizzato.
L’informazione che leggiamo, la musica che ascoltiamo, i video che guardiamo, persino le persone che frequentiamo.
Il filtro non è più umano, ma matematico.
Eppure, proprio qui nasce la domanda: chi ha scritto l’algoritmo? E secondo quali valori?
Gli algoritmi non possono essere neutrali, perché dietro a ogni codice c’è un’intenzione.
Dietro ogni suggerimento automatico, una scelta. Spesso invisibile.
Decidono cosa vediamo, cosa ci viene nascosto, cosa ci viene proposto prima di tutto il resto.
Influiscono sulla nostra percezione del mondo, sulle nostre decisioni, sulle nostre emozioni.
Ciò che una volta era dominio della coscienza, oggi rischia di essere delegato al calcolo.
La morale, la responsabilità, l’etica: tutte cose che un algoritmo non possiede, ma che può simulare. E questo è ancora più pericoloso.
Se una macchina prende decisioni che influenzano le nostre vite – chi ottiene un mutuo, chi ha accesso a un’assicurazione, chi viene assunto – ma non è trasparente, allora non siamo più cittadini, ma soggetti di un sistema opaco.
È qui che la filosofia dovrebbe entrare a gamba tesa.
Ma spesso arriva tardi, o resta fuori dalla stanza dei bottoni.
Non ci si chiede più se qualcosa è giusto, ma solo se funziona. La tecnica avanza, l’etica rincorre.
Come scriveva Pasolini: «I veri analfabeti del futuro, saranno quelli che non sapranno leggere la complessità del potere».
E il potere, oggi, si cela dietro una formula, una riga di codice, una promessa di personalizzazione.
Serve una nuova alfabetizzazione etica.
Serve chiedersi chi controlla gli algoritmi, e a vantaggio di chi.
Serve ridefinire i confini della libertà nell’era digitale. Perché se tutto è delegato al calcolo, l’umanità rischia di diventare una variabile irrilevante.
E allora forse è il momento di riscrivere le priorità.
Non basta chiedere se l’intelligenza artificiale sia potente (lo è ), ma se sia giusta.
E soprattutto, se ci stia rendendo più umani… o solo più prevedibili.
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