Viviamo tempi strani, in cui chi resiste in silenzio non fa notizia.
Non indossa etichette, non si dichiara, non va in piazza. Ma c'è. Ed è forse la forma di ribellione più pericolosa per ogni sistema: quella che non si vede.
Lo sapeva bene John Steinbeck, quando raccontò di un popolo occupato che non si piega. Non ci sono eroi, non ci sono proclami.
Solo uomini e donne che, dietro una parvenza di obbedienza, conservano il seme della libertà.
La loro forza sta proprio nel non collaborare davvero. Nello scegliere, ogni giorno, di non diventare complici. Di non prestare il proprio cuore a ciò che sentono ingiusto.
È una disobbedienza pacata, fatta di scelte piccole ma coerenti. Un rifiuto mormorato, ma incrollabile. E in questo silenzio, apparentemente rassegnato, nasce la vera forza.
Ancora oggi persone vivono così.
Senza rumore, ma con fermezza.
Rinunciando a ciò che li svilisce, scegliendo ciò che li rende padroni del proprio tempo e delle proprie cose.
È una rivoluzione che non chiede il permesso. Non ha leader, non ha bandiere.
Ma, come la luna, tornerà a risplendere.
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