Contrabbandati

Contrabbandati
In una città dove nulla è davvero ciò che sembra, un Commissario fuori dagli schemi e un Giornalista a caccia della verità, si trovano immersi in una vicenda (forse) più grande di loro, tra traffici, tradimenti e redenzioni. "Contrabbandati" è un romanzo crudo e autentico, che mescola il ritmo del noir con il battito umano di chi, tra errori e speranze, cerca una via d'uscita. Una storia che sorprende, colpisce e, soprattutto, rimane. (Elio Montorsi)

martedì 9 settembre 2025

FATTI E MISFATTI DI UNA CULTURA PAUPERISTICA IN UNA SOCIETA' OPULENTA- Atto secondo

La scorsa settimana ho pubblicato la mia prima "tematica" relativa a questo argomento, con la promessa di riprenderlo, sviluppando concetti micro economici.

E' arrivato il momento di farlo!!!

Sicuramente, in questo caso, scandagliando l'argomento nel dettaglio, all'interno della nostra società, l'approccio cambia enormemente e l'argomento diventa estremamente più complicato.

Quale sarebbe il motivo di questa difficoltà?

Bisognerebbe, a mio avviso, fare un distinguo importante, tra cultura pauperistica (come descritta nel titolo) e pauperismo.

A primo acchito, la lettura del titolo non lascerebbe intravvedere dubbi, in quanto trattasi di "cultura pauperistica", ma se così fosse, il tema si concluderebbe in poche righe.

Cosa sarebbe la cultura pauperistica?

La cultura pauperistica,  praticata in passato, principalmente per motivi religiosi, consisteva in una decisione di spontanea volontà di essere povero e vivere in modo umile. Nel Medioevo era molto praticata, ed ha avuto in San Francesco d'Assisi ed in Valdo da Lione i suoi principali esponenti.




Ai giorni d'oggi, è vista in senso più moderno come una filosofia di vita, in risposta ad un'esistenza dedita esclusivamente all'accumulazione di ricchezza e di beni materiali, e consisterebbe nell'adozione di una vita spirituale ed essenziale, basata sui concetti della decrescita felice.

Ben diverso è il pauperismo

Da intendere come gravissima situazione di depressione economica, estesa a larghi strati della popolazione, conseguenza di molteplici fattori (forte diminuzione di risorse capitali, distribuzione disuniforme di ricchezza, scarsissimo spirito imprenditoriale, guerre, carestie, crisi economica, inflazione galoppante).

Se nel primo caso la povertà è vissuta in modo volontario, nel secondo è una condizione imposta dalle avversità della vita!


Sulla "cultura pauperistica" non avrei nulla da obiettare

Lo sento come uno strumento di difesa, vissuto probabilmente in modo "particolarmente estremo", ai canti delle sirene provenienti dalla società consumistica ed opulenta di oggi.

La semplicità è un valore molto importante ed è il punto cardine per il successo legato alla finanza personale, la quale si fonda, principalmente, sulla gestione oculata del denaro.

"Se compri cose di cui non hai bisogno, presto dovrai vendere cose di cui hai bisogno"

E' una frase storica di Warren Buffet che, per chi non lo conoscesse, è il più grande investitore di tutti i tempi, forte di un patrimonio che supera i 150 miliardi di dollari.






Più che mai adatta all'economia consumistica di oggi, fondata sul debito.

Concetti toccati anche in diversi dei miei libri, sia economici che non.















Ed una realtà sotto gli occhi di tutti

Secondo quanto riportato dalla rivista LMF (La Mia Finanza), questo 2025 ha registrato  un aumento del numero degli italiani indebitatisi per andare in vacanza.

Lungi da me esprimere alcun tipo di giudizio (chi sono io per farlo?),  ma l'importante è essere consapevoli delle proprie scelte, fatte in autonomia e responsabilità, e non incolpare gli altri, nei momenti bui, per le proprie disavventure.



martedì 2 settembre 2025

FATTI E MISFATTI DI UNA CULTURA PAUPERISTICA IN UNA SOCIETA' OPULENTA - Quel tema che non ha mai smesso di farmi pensare

Più di trent'anni fà, un ex professore d'italiano, avuto durante le scuole superiori, ci diede da svolgere un tema dal titolo molto particolare ed estremamente complesso.



Inutile ripeterlo,  penso l'abbiate  capito.

In quel momento lo odiai, concentrando i miei pensieri su di lui e non sull'argomento,  gli diedi, in cuor mio, dello scemo, lo fecero tutti, quindi ero convinto di essere nella ragione.

Sono passati più di tre decenni da quel giorno e, come per incanto, ho avuto l'intuizione.

Mi piacerebbe poterlo incontrare nuovamente, e scusarmi per aver pensato male di lui; facendomi un pò di giusta autocritica devo ammettere che, forse, lo scemo, quel giorno, ero io, perché non ero abituato a pensare abbastanza per capire, e focalizzare la mia concentrazione (scarsa) verso ciò che conta.

Era un tema difficile? Certo! Ma fatto per il nostro bene, il suo obiettivo era di farci migliorare, farci alzare l'asticella e, possibilmente, farcelo fare subito, perché un domani sarebbe stato troppo tardi (quel domani arrivò, ma trattasi già di..."ieri"). 

Lo disse anche Tim Cook, quando ci onorò della sua visita presso la Bocconi di Milano. 



Averlo capito solo ora, con notevole ritardo, mi ha fatto venire così tanti rimpianti dall'arrivare a  pensare che, forse, sarebbe stato meglio restare nell'ignoranza, e non averlo capito mai. 

Ma un piccolo cruccio mi voglio togliere, perché se è vero che è anagraficamente troppo tardi per crescere in certe aree della vita, non lo è per altre, compreso lo svolgimento di quel tema che non ho ancora dimenticato

In tanti modi avrei potuto svolgerlo, tanti buoni temi avrei potuto scrivere.

Avrei potuto scrivere un tema politico, un tema filosofico, un tema spirituale, un tema esistenziale, tanto per fare alcuni esempi. 

Ed invece? Tutto ciò che partorii la mia mente bacata di allora, indolente allo studio, fu una schifezza degna delle gesta di Pierino, il personaggio televisivo recitato divinamente dal compianto Alvaro Vitali.

Visto che non lo feci allora,  proverò a farlo oggi.

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Andando dietro alle mie passioni, gli darò un'impronta economica, sia da un punto di vista macro sia da un punto di vista micro. 

Oggi prenderò  in considerazione il macro, sarà un articolo diviso in un paio di puntate, seguendo la falsariga degli articoli, da me scritti qualche anno fà,  relativi all' Avventura di un povero cristiano

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Il primo argomento che mi viene in mente, rileggendo il titolo, riguarda l'attuale Europa, alle prese con una sorta di contraddizione interna.

La considero, anzi ci consideriamo una società opulenta,  in quanto ci troviamo (almeno per il momento) in una delle aree più ricche al Mondo, con standard di vita alti o, per certi verti versi, addirittura altissimi.




Una ricchezza, la nostra, esclusivamente figlia di un passato ormai remoto, dedito a lavoro, sacrificio e che, unito al boom economico dei memorabili anni sessanta, aveva posizionato molti dei nostri Paesi, fino alla fine del vecchio secolo, tra le prime potenze mondiali economiche.

Considero, d'altro canto, che tutto ciò abbia sviluppato una cultura pauperistica, che ha contribuito a farci smettere, da tempo, di valorizzare la ricchezza incentivando la crescita, coltivando piuttosto una mentalità volta ad ostacolare chi vorrebbe produrre ed investire. 

E' ormai scomparsa la voglia di sacrificarsi, per fare spazio ad un più comodo atteggiamento passivo ed improduttivo.

Ma non avevo recentemente scritto che al mercato non piace l'improduttività?

Eppure ho l'impressione che, qui da noi, in Europa (e l'Italia non fa certo eccezione) ci si concentri più su:
- diritti (spesso non accompagnati ai doveri)
- godersi la vita
- protezione di privilegi storici e datati, ma soprattutto ingiusti (vogliamo parlare dei vitalizi per i nostri amati politici? e, perché no? delle baby pensioni? No, poi divento antipatico)

D'altro canto, c'è poca attenzione ad investire sulla produzione reale e , soprattutto, sulla ricerca e sulla cultura.

La contraddizione è evidente

ci si lamenta della concorrenza globale (contemplata peraltro dalla democrazia) incolpandola per la nostra perdita di competitività, invece dovremmo agire per esserlo anche noi.

Ci si rifiuta categoricamente di prenderlo in considerazione, come se fosse il male, eppure la storia insegna che l'unico approccio che ha arricchito gli Stati, è stato quello capitalistico (adottato, tra l'altro anche dalla Cina, nonostante il governo sia comunista).

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Il rischio, per noi europei, è alto ed il Presidente dell'Argentina Milei, al W.E.F. del 2024, ne ha apertamente parlato

Ha sostenuto che, se non cambieremo velocemente, rischieremo di fare la stessa fine del suo Paese, passato, in soli 150 anni, dall'essere uno dei più ricchi ad uno dei più poveri del Mondo.

Al momento, a diciotto mesi di distanza, non c'è stata alcuna reazione al  monito, se non di scherno nei suoi confronti, per il  modo colorito e pittoresco di presentarsi al pubblico, ma i giorni, i mesi, e gli anni stanno volando via, e la situazione sta solo peggiorando......

ed i dazi, appena imposti da Trump (additato, dalle nostre parti, come il colpevole di turno, e di tutto), metteranno a nudo tante difficoltà.

Ma i problemi erano già esistenti, qualcuno l'aveva già detto in tempi non sospetti, solo che, fino ad ora, i nodi non erano venuti al pettine, probabilmente a breve accadrà.



Sta a noi decidere se restare una società opulenta che si consuma lentamente (ma non troppo), o se ritrovare il coraggio di produrre, di investire e di innovare.

La storia non aspetta, o torniamo protagonisti o saremo solo spettatori.

Scritto ciò, ti saluto! Non perderti il prossimo articolo o, meglio ancora, il prossimo tema :)




martedì 26 agosto 2025

BITCOIN INARRESTABILE. La Fed cambia le regole del gioco

Il via libera della Fed che riscrive la finanza

👉 La Fed apre le porte al Bitcoin!


Ebbene sì! Ma che significa, in concreto?

Significa che le banche americane potranno offrire ai loro clienti servizi di custodia e gestione del Bitcoin.

Una decisione destinata a cambiare, una volta per tutte, il rapporto tra investitori tradizionali e mondo delle criptovalute.

Non un fuoco d’artificio, ma una rivoluzione silenziosa: quei cambiamenti che passano quasi inosservati al momento, ma che poi lasciano un segno indelebile.

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Agosto, il mese delle svolte

Agosto è considerato un mese di vacanza, eppure – non a caso – spesso diventa teatro di decisioni epocali.

15 agosto 1971: il presidente Richard Nixon chiude definitivamente gli accordi di Bretton Woods e la convertibilità del dollaro in oro.



Agosto 2011: in Italia, con il famoso “decreto di Ferragosto”, Tremonti prova a fermare la tempesta dello spread con una manovra da 45 miliardi. 
Tagli agli enti locali, innalzamento dell’età pensionabile, pareggio di bilancio. 
Un tentativo disperato, approvato ma stravolto, dove a cadere furono soprattutto pensioni e trasferimenti, mentre il taglio agli stipendi dei politici, proposto proprio dall'ex Ministro (giusto rendergliene atto) utile forse più come giusto esempio da dare ai cittadini (chissà perché 🤣) restò solo sulla carta.

La storia insegna: agosto non è mai un mese banale.

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Oggi è la Fed a muovere le pedine


Con questa decisione, la banca centrale americana apre la strada a un futuro in cui Bitcoin non sarà più un mercato di nicchia, ma un’opzione disponibile per chiunque.

E anche noi, in Europa, potremmo presto (o tardi, come spesso accade) assistere alla stessa accelerazione.

Chi oggi vede Bitcoin come un investimento “alternativo”, domani potrebbe trovarlo direttamente allo sportello della propria banca.

La rivoluzione è iniziata. E stavolta parla la lingua del Bitcoin!

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Ma giocare d'anticipo è ancora possibile.

Non esistono più scuse, le modalità per farlo sono due:

- in modalità diretta, avvalendosi di piattaforme sicure e regolamentate, come Coinbase (tra l'altro quotata nel Nasdaq)

- sotto forma di sottostante, tramite broker operanti nel settore, anche tra essi  scegliere quelli sicuri e regolamentati, ce ne sono diversi e, tra l'altro, molto economici, quello che a me viene in mente


In entrambi i casi, non starai solo acquistando un "asset", ma avrai anche scelto consapevolmente di far parte di questo cambiamento epocale! 

perché assistere alla storia, è ben diverso dal farne parte!











 

venerdì 22 agosto 2025

Lavoro 2.0 : Smart working, A.I. e le nuove sfide del futuro

Il mondo del lavoro sta cambiando


Inutile fare finta di nulla o nascondersi dietro un dito.

C’è però un minimo comune denominatore che resiste da secoli e, probabilmente, durerà fino alla fine dei tempi: al mercato non piace l’improduttività.

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Lo si può constatare leggendo la storia. 

Viene subito in mente un capolavoro di John Steinbeck, Furore, che racconta la disperazione dei contadini americani, improvvisamente esclusi dalla vita lavorativa a causa di una nuova tecnologia: il trattore. Grazie alla guida di un solo autista, questa macchina era in grado di sostituire il lavoro di decine di braccianti, più velocemente e meglio.

Quel cambiamento sconvolse la vita di milioni di persone, ma col tempo fu assimilato. 

Il “maledetto trattore”, inizialmente odiato, divenne presto una risorsa indispensabile, quasi una benedizione. 

Così accade da sempre: dopo lo shock iniziale, la società entra in una nuova fase di stabilità economica che, pur con disuguaglianze, porta un miglioramento diffuso del benessere.

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Il problema è che la ricerca non si ferma mai. 

L’automatizzazione cresce senza sosta e i lavori tradizionali di oggi, con ogni probabilità, domani non esisteranno più. 

Può sembrare una frase fatta, ma è la cruda verità, che piaccia o no.

La società contempla il lavoro solo se porta un reale valore aggiunto: era così ieri, lo è oggi e lo sarà domani.

Un esempio concreto? Il cassiere ai caselli autostradali: una mansione che sta scomparendo perché i sistemi automatici la sostituiscono a costi più bassi e senza margini di errore umano. Più produttivi, dunque più convenienti.

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Dal “maledetto trattore” al Lavoro 2.0



Nel contesto del lavoro 2.0, è essenziale comprendere le implicazioni dell'ignoranza digitale. 

Così, ricollegandomi ad un mio precedentemente articolo, l'ignoranza è costosa, la mancanza di competenze, in questo caso quelle digitali, può comportare svantaggi significativi.

Quello che allora fu il trattore, oggi lo sono l’intelligenza artificiale, la robotica e la digitalizzazione. 

Sono loro i nuovi “sconvolgimenti tecnologici” che stanno ridisegnando il lavoro. 

Non si tratta di scenari futuristici, ma di una realtà già presente: chatbot che sostituiscono i call center, software che analizzano dati al posto degli analisti, macchine che producono in catene di montaggio, quasi senza l’intervento umano.

Ma se la tecnologia elimina alcune mansioni, ne crea inevitabilmente altre. 

È il passaggio al cosiddetto Lavoro 2.0, un modello in cui non contano più solo le ore trascorse in ufficio, bensì la capacità di adattarsi, di imparare continuamente e di generare valore attraverso competenze nuove.

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Le caratteristiche del Lavoro 2.0



Smart working e flessibilità: la pandemia ha accelerato un processo già in corso. 

Oggi non serve essere sempre in ufficio per lavorare bene; contano gli obiettivi raggiunti, non la presenza fisica.

Competenze digitali: saper usare strumenti online, piattaforme collaborative e software intelligenti è diventato essenziale, indipendentemente dal settore.

Apprendimento continuo: chi pensa di cavarsela con il “sapere” acquisito all’inizio della carriera, rischia di restare indietro. 

La formazione costante è ormai un obbligo, non un optional.

Nuove figure professionali: data analyst, esperti di cybersecurity, sviluppatori di AI, ma anche consulenti per la sostenibilità o coach per il benessere aziendale. 

Professioni impensabili solo vent’anni fa.

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Le sfide aperte

Il Lavoro 2.0 non è privo di rischi. 

La crescente precarietà contrattuale, la gig economy e la scomparsa di tutele tradizionali creano incertezza. 

Allo stesso tempo, il confine tra vita privata e professionale diventa sempre più sfumato: se posso lavorare ovunque e in qualunque momento, rischio di non staccare mai davvero.

Inoltre, la velocità dell’innovazione rischia di lasciare indietro chi non riesce a tenere il passo: un divario non solo economico, ma anche culturale e sociale.

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Conclusione: cavalcare l’onda



Il mercato, ieri come oggi, non perdona l’improduttività. 

Ma, come accadde con il trattore, anche le nuove tecnologie possono trasformarsi da minaccia a opportunità, se affrontate con lo spirito giusto.

Il Lavoro 2.0 non va visto come una condanna, ma come un’onda da cavalcare. 

Chi saprà adattarsi, imparare e reinventarsi, potrà trovare in questo nuovo scenario non solo un lavoro, ma anche una forma di realizzazione personale.

Chiudo questo articolo con una frase ormai datata, non mia, ma di Massimo Russo, e che riportai anche in un mio precedente lavoro, intitolato Bitcoin, Il prezzo della libertà.

"L'innovazione non chiede il permesso, travolge chi è immobile e cambia il Mondo"

Per approfondire ulteriormente le sfide, ti consiglio di leggere anche



domenica 13 luglio 2025

Il mio nuovo Contrabbandati

 Nemmeno un mese fà, una mia vecchia opera, è rinata

Trattasi di Contrabbandati, tornato in vendita, da fine giugno, su Amazon.



E' per me un momento speciale poterlo presentare:

e confesso, senza alcuna vergogna, quanto il sottoscritto, molto più abituato a stare tra corsie e scaffali, o dietro la tastiera di un pc piuttosto che davanti al pubblico con un microfono in mano, sia molto più a suo agio farlo tramite il suo blog.

Ma qualsiasi fosse la modalità, sento il bisogno di doverne parlare, ed in futuro affronterò consapevolmente il disagio, in quanto sento doveroso raccontare questa storia ovunque, fuori dalle pagine.

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Contrabbandati non è solo un romanzo noir, ma anche il risultato di un percorso di ristrutturazione interiore. 

E' un progetto che nasce da lontano, e che ho ripreso in mano ultimamente, con occhi nuovi ed un'urgenza che cresceva dentro.

Il risultato finale è quello che hai qui, tra le tue mani.

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Al centro di questo libro ci sono due figure che per me sono significate molto: il Commissario ed il Giornalista.

Sono personaggi esemplari, diversi ma complementari, uniti dalla sete di verità e dalla volontà o, meglio ancora, dalla pretesa di fare la cosa giusta, anche quando tutto rema contro.



Confesso che mi sento particolarmente vicino al Giornalista, sia per il suo sguardo critico, sia per il suo lavoro, dedito alla scrittura.

Quando ho capito che Contrabbandati fosse pronto ad uscire nuovamente?

Dopo aver provato, alla fine di questo restyling, le seguenti emozioni:

-curiosità

-rabbia

-brividi lungo la schiena

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L'ho scritto nei commenti finali e lo ribadisco qui, quanto sia vero ciò che affermava Sant'Agosstino legato alla Speranza, ovvero che sia il risultato finale dato dalla somma di due forze chiamate Indignazione (per ciò che non va) ed Azione (per cambiare ciò che è sbagliato in ciò che è giusto).

E' una frase che mi sta accompagnando da tempo, nonostante sia laico, e non per niente Contrabbandati è un libro legato alla Speranza.

Non mancano nemmeno i ringraziamenti, che ho ritenuto doveroso fare, verso chi ha collaborato direttamente, ma anche verso coloro che, nell'arco della mia vita, mi hanno accompagnato.

e ora... giusto lasciarti alla storia, confidando che ti possa emozionare, arrabbiare e sorprendere, magari anche riflettere!!!!

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Perché ho scritto questo libro?

-Sicuramente ha giocato il fattore motivazionale.

Ho ritenuto che certe storie, seppur frutto della mia immaginazione, dovessero essere raccontate, perché le sentivo dentro e mi tenevano sveglio la notte. Un libro che è sicuramente nato da un'urgenza emotiva, che desse un vero volto al male e forza a chi, nonostante sia ferito, trova il coraggio di reagire.

-Per uno stimolo narrativo

La curiosità di esplorare quella zona grigia, a confine tra il Bene ed il Male, dando vita ad una storia tesa, incalzante e profonda.

-Per dialogare con il lettore su temi attuali.

La narrativa deve anche interrogare. Contrabbandati parla di traffici illeciti e di corruzione, ma anche di resistenza e di verità taciute. Il suo scopo è di accendere i riflettori proprio lì, dove spesso si preferisce guardare altrove.

- Per coinvolgere

Il mio desiderio è che il lettore si senta dentro la storia, fargli provare paura, rabbia, ma anche speranza. Che si affezioni ai personaggi, proprio come ho fatto io

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Ci sono motivi per cui dovresti leggere Contrabbandati?

Te ne elenco solo alcuni:

- la trama è adrenalinica

- i personaggi sono forti, reali e sfaccettati, con loro è facile empatizzare o andare allo scontro

- fondato su un'indagine dal ritmo serrato

- i temi sociali trattati, sono attuali

- i dialoghi sono credibili e taglienti, mai noiosi

- le ambientazioni sono vivide

- ha una narrazione visiva che stimola l'immaginazione, quasi teatrale o cinematografica

- la struttura narrativa ha continui cambi di prospettiva

- non mancano momenti di introspezione, che vanno a toccare le corde più profonde

- una forte denuncia al lato oscuro della società

- una protagonista misteriosa e coinvolgente

- da spunti per riflettere sulla giustizia

- un finale che non tradisce

- una storia che resta nella testa, anche dopo aver chiuso il libro

Scritto ciò, oserei dire che è ideale proprio a te, che mi hai accompagnato fino alla fine di questo articolo e ti sei mostrato un lettore esigente, perché avrai ciò che è nel tuo diritto pretendere:

tensione, ma anche scrittura!!!

Ti saluto e ti do appuntamento alla prossima

giovedì 29 maggio 2025

Il peso delle aspettative

Cresciamo con addosso aspettative che spesso non abbiamo scelto.

Quelle della famiglia, della scuola, della società. 

Ci dicono chi dovremmo essere, cosa dovremmo ottenere, in quanto tempo e in quale modo. 

E così, pezzo dopo pezzo, rischiamo di trasformare la nostra vita in una corsa ad ostacoli costruita da altri.


Il problema non è sognare in grande, ma farlo con sogni che non ci appartengono. 

Le aspettative non sono sempre un male: a volte ci spronano. 

Ma altre ci schiacciano, ci appesantiscono, ci allontanano da ciò che sentiamo davvero nostro. 

Finché non ci accorgiamo che rincorriamo traguardi che non ci danno alcuna gioia, solo stanchezza.


Liberarsi dal peso delle aspettative non è disinteressarsi. 

Ma riconoscere ciò che ha valore per noi. 

Significa tornare a sentire. Significa scegliere.

E forse, per la prima volta, vivere leggeri. Ma davvero.

mercoledì 28 maggio 2025

L’illusione del controllo

Viviamo cercando di controllare ogni aspetto della nostra esistenza.

 Il lavoro, il tempo, gli altri, perfino il futuro. 

Facciamo piani, impostiamo sveglie, compiliamo agende, scegliamo le nostre mosse con l’illusione che, così facendo, tutto andrà come deve.


Ma la realtà si diverte a ricordarci che il controllo totale è un’illusione. 

Possiamo fare del nostro meglio, certo, ma esistono variabili – imprevedibili, caotiche, spesso invisibili – che sfuggono a ogni nostro tentativo di gestione. 

Ed è proprio lì che risiedono l’imprevisto, la bellezza, la crescita.

Non significa vivere nel caos, ma accettare che l’ordine che cerchiamo è fragile, temporaneo, mai garantito. 

Il vero equilibrio nasce quando smettiamo di voler controllare tutto e impariamo a danzare con l’incertezza. 

Perché, paradossalmente, è proprio quando smettiamo di aggrapparci al controllo che iniziamo davvero a vivere.