Mai come oggi siamo stati così informati.
E mai come oggi siamo stati così confusi.
Notifiche, aggiornamenti in tempo reale, breaking news, feed personalizzati, opinioni travestite da fatti.
È la sovra-informazione, che non ci rende più consapevoli, ma più disorientati.
Il paradosso è chiaro: l’informazione è ovunque, ma la conoscenza è sempre più rara.
Sappiamo tutto in superficie, nulla in profondità.
E mentre rincorriamo l’ultima notizia, perdiamo il senso delle cose.
Le idee non maturano più, si consumano. Il tempo del pensiero è stato sostituito dalla velocità dello scroll.
Ogni giorno ci troviamo esposti a un flusso costante di dati, opinioni, interpretazioni.
Ma chi ha il tempo – o la voglia – di verificarle? Di contestualizzare? Di ragionare davvero?
L’informazione istantanea ha un prezzo.
L’incapacità di distinguere tra ciò che è importante e ciò che è solo rumoroso.
La sovra-informazione ci anestetizza.
È come il rumore bianco: sempre presente, ma ormai inascoltato.
Produce passività, non coscienza. Reattività, non riflessione.
Si finisce col credere di sapere, quando in realtà si è solo sommersi.
La verità, oggi, non si cerca: si consuma.
E spesso la si scambia con la prima cosa che conferma ciò che già pensiamo. È il trionfo del bias, dell’emozione, dell’algoritmo.
Forse, allora, il vero atto rivoluzionario è filtrare. Disconnettersi. Scegliere il silenzio, come atto di selezione.
Leggere meno, ma meglio. Cercare, ogni giorno, di sapere di meno… ma capire di più.
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